Come sottolineato nel nostro editoriale, dopo questa prima entusiasmante esperienza abbiamo cominciato a prepararci per il nuovo, a quando il primo clima rigido ci avrebbe portato a rivolgerci verso l’interno e a praticare la gratitudine per ciò che il raccolto ci ha portato. Il particolare passaggio tra la fase della raccolta e del festeggiamento e quella del ritorno ad un silenzio quasi meditativo e ricco di spunti per ricoltivare la nostra spiritualità ha ispirato la concezione di questo nuovo numero di novembre, che ricerca una sintesi tra ciò che è stato e ciò che ci prepariamo ad essere, tra quello abbiamo passato e ciò che si accinge ad arrivare
di Redazione
“To Autumn” by John Keats
Season of mists and mellow fruitfulness,
Close bosom-friend of the maturing sun;
Conspiring with him how to load and bless
With fruit the vines that round the thatch-eves run;
To bend with apples the moss’d cottage-trees,
And fill all fruit with ripeness to the core;
To swell the gourd, and plump the hazel shells
With a sweet kernel; to set budding more,
And still more, later flowers for the bees,
Until they think warm days will never cease,
For summer has o’er-brimm’d their clammy cells.
Who hath not seen thee oft amid thy store?
Sometimes whoever seeks abroad may find
Thee sitting careless on a granary floor,
Thy hair soft-lifted by the winnowing wind;
Or on a half-reap’d furrow sound asleep,
Drows’d with the fume of poppies, while thy hook
Spares the next swath and all its twined flowers:
And sometimes like a gleaner thou dost keep
Steady thy laden head across a brook;
Or by a cyder-press, with patient look,
Thou watchest the last oozings hours by hours.
Where are the songs of spring? Ay, where are they?
Think not of them, thou hast thy music too,—
While barred clouds bloom the soft-dying day,
And touch the stubble plains with rosy hue;
Then in a wailful choir the small gnats mourn
Among the river sallows, borne aloft
Or sinking as the light wind lives or dies;
And full-grown lambs loud bleat from hilly bourn;
Hedge-crickets sing; and now with treble soft
The red-breast whistles from a garden-croft;
And gathering swallows twitter in the skies.
“All’Autunno” di John Keats
Stagione di nebbie e morbida abbondanza, Tu, intima amica del sole al suo culmine, Che con lui cospiri per far grevi e benedette d’uva Le viti appese alle gronde di paglia dei tetti, Tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare, E colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto; Tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme I gusci di nòcciola e ancora fai sbocciare Fiori tardivi per le api, illudendole . Che i giorni del caldo non finiranno mai Perché l’estate ha colmato le loro celle viscose.
Chi non ti ha mai vista, immersa nella tua ricchezza? Può trovarti, a volte, chi ti cerca, Seduta senza pensieri sull’aia Coi capelli sollevati dal vaglio del vento, O sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto, Intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto . Risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati. A volte, come una spigolatrice, tieni ferma La testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente, O vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente, Sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.
E i canti di primavera? Dove sono? Non pensarci, tu, che una tua musica ce l’hai - Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore, E toccano con rosea tinta le pianure di stoppia: Allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati Dal vento lieve, o giù lasciati cadere, Piangono tra i salici del fiume, E agnelli già adulti belano forte dal baluardo dei colli, Le cavallette cantano, e con dolci acuti Il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino: Si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.